Ogni persona che incontri quando parla sembra si rivolga a te, ma in fin dei conti ti rendi conto che sta auricolando con altri su cose anche personali, ma che tu, per la sua voce alta e spesso alterata, sei costretto a sentire.
In uno di questi casi, colsi nell'imbattermi in una di questi telefonisti, l'espressione "separazione salutare", come da intendere che il distacco tra i due poteva essere una situazione di maturazione, positiva e arricchente.
La separazione, in effetti, a volte, crea la situazione ideale per ricreare l'unione, proprio come la gestione dei contrasti, che possono diventare la via principale per ricreare l'unione.
Separarsi non è staccarsi, ma fare quello spazio che a volte non riusciamo ad avere in modo naturale per confrontarci e comunicarci.
Per cui, anche se fatto a livello artificiale, il momento della separazione fà da riflessione, da presa di coscienza, da ripresa in modo più valido e vero per la seconda comunione: quella scelta e non più assodata.
Separarsi dalle cose e dalle persone, anche a livello spirituale, è storicamente cosa nota è esercizio morale e umano di grande valore, come pausa di ripensamento e di ripresa del cammino da fare, verificato e riprogrammato in modo più autentico e radicato.
Salutarsi per un momento di separazione diventa una salutare situazione e una rinnovata esperienza di comunione.