UN CESSO A GRATIS

 

Nella città, oggi, un cesso a gratis è quasi a fatica da trovare. Occorre pagare e fare offerta anche là dove lasci i tuoi bisogni, e quindi sei costretto a passare là dove ti viene chiesto l'obolo per un bisogno.

Eppure, se sei astuto e scaltro, puoi trovare a gratis anche il cesso a tuo gradimento: basta entrare in un luogo dove umanità e bisogno si conciliano, e non si distinguono.

Proprio allora comprendi che in un luogo dove vige umanità anche il bisogno del cesso e il cesso del bisogno diventano naturale espressione di quella gestione, sia commerciale che di ogni altro interesse, ma che non disdegna di avere un cesso per te, in ogni momento.

Questo gradimento a partire dal cesso è molto importante, perchè fa capire da dove si è partiti per quella gestione della situazione: se da un commercio fine a se stesso, o se da te stesso fine al commercio. Allora comprendi la diversità tra scelta commerciale fine a se stessa, e scelta umana anche commerciale, e vai per quest'ultima, dove anche la possibilità di un cesso darà successo a quella scelta oculata che avrà futuro se al cesso per te sarà occasione lasciata.


"SCUSA..."


"Scusa..." quando te lo senti dire da un immigrato o un simile alla sua situazione, in genere eviti di rispondere nè guardi alla persona che ti ha rivolto la sua richiesta in quel modo..

Ma in questo caso, essendo il richiedente su una sedia a rotelle, mi sono degnato di guardare, senza nulla dire.

"Puoi raccogliere..." e osservando a terra, ho visto il pacchetto di sigarette che probabilmente gli era caduto, e l'ho raccolto, senza neanche rispondere al suo "grazie".

Però, procedendo, ho capito che anche questo era un atto di carità, anche perchè quello non mi aveva chiesto niente, a differenza di altri suoi simili.

Era insomma uno dei pochi che non aveva rotto il cazzo con le solite richieste, e probabilmente sarei anche potuto tornare indietro a dargli qualcosa...beh, comunque è stato uno dei migliori incontri, ad di là dei soliti standard...


IL BISOGNO DI UN SALUTO

 

In città nessuno ti saluta quando ci si incontra...

Eppure, tutti noi ci aspettiamo, specie nella anonima città, di poter ricevere o dare un saluto...

Ma oggi una signora - mai vista prima - sbucata da dietro un angolo, appena mi vede, ecco che mi saluta cordialmente: "Buongiorno!"...(A parte il fatto che era sera).

Al momento ne sono rimasto molto meravigliato, e ho pensato al fatto che c'è ancora qualcuno che saluta anche se non ti conosce, e questo mi stava già gratificando alquanto...quando dietro di lei, ecco apparire dall'angolo quella che chiaramente pareva essere la sua badante.

Il saluto che la signora chiaramente affetta da Alzeimer mi aveva dato già stava perdendo il suo valore...

Poi mi sono detto: non tutto il male viene per nuocere...

Da una situazione di male è sgorgato comunque un saluto augurante bene! Magari potesse avvenire più spesso una situazione così anche in altri aspetti della nostra vita!


NATURAL...MENTE

 

Il ritorno alla naturalità è invocato da più parti: da quella sociale, a quella politica, a quella religiosa, tramite movimenti naturalisti, ecologisti, nudisti, buddisti...

Ma la natura all'origine è proprio così pura e vera?

Finchè le cose vanno per il verso giusto, la natura è amata in tutti i suoi risvolti; ma quando arrivano terremoti, cataclismi, situazioni critiche e emergenze, alluvioni, tsunami, carestie e pestilenze...allora ecco che si svela la vera natura della natura: la sua peccaminosità.

E con questo termine non vogliamo sostare solo al livello morale e religioso, ma vogliamo indicare a tutto campo ogni aspetto delle sue manifestazioni: esse all'inizio, all'origine hanno una natura intaccata, contaminata, portata verso il male e non il bene, soggetta alla fragilità e sempre imperfetta.

La natura nella sua apparenza ci mente, è menzogna. Non ci mostra la sua vera identità, che poi è anche - nella sua naturalità - quella degli umani e di tutti gli esseri viventi: l'assoggettamento a un male iniziale impossibile da debellare in toto, ma possibile da trasformare o da superare nell'esercizio e nell'applicazione di una natura oltre la natura.

La verità e la purezza della natura delle cose

non sta mai in essa, ma sempre oltre.


"DIO CANE"


Accostare il nome di Dio a un animale come il cane, se un giorno era un dispregiativo e offensivo, oggi per lo meno, da come sappiamo siano trattati i cani, è certamente un buon apprezzamento. Di sicuro Dio per questo accostamento non si offende, anzi, si sente valorizzato, proprio come sono valutati i nostri animali domestici, che più che domestici, la fan da padroni, facendosi coccolare e servire in ogni modo.

Questa espressione poi, al di là di questa valutazione, non ha un giusto accostamento, in chi la dice, in quanto il nome di Dio nel settore cristiano non è così generico, ma ha la definizione di Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo è il Dio dei cristiani, e non un Dio generico che può essere dell'ebreo, del musulmano, e di altri...

Quindi, al di là dello sfogo istintivo, che valore e che peso ha questa bestemmia, se non colpisce il Padre, il Figlio o lo Spirito Santo? Avete mai sentito imprecare "Padre cane", o "Figlio cane", o "Spirito Santo" cane? La bestemmia dunque, non colpisce affatto il nome del Dio cristiano, ma è solo un vago accenno alla divinità che si vorrebbe interpellare.

Dunque, ogni bestemmia, a questo punto, oltre a essere uno sfogo di tensione o irritazione, non ha alcun peso o valore, e non sarà certo da considerare peccato o offesa a Dio (quale?) ma più che tutto una fuoriuscita della tensione morale di chi la dice.

Tutt'al più, in queste che diciamo bestemmie, gli unici che potrebbero restare offesi potrebbero essere soltanto i cani.

TUTTO VIEN RIESUMATO


Tutto vien riesumato, proprio come dal concime viene rigenerato, a dispetto di chi dice che  più nulla c'è e non ci sarà.

Ma quel che conta è proprio quel che non conta, e quando ci dicono che siamo pezzi di merda, ringraziamo e lodiamo la vita, che ci conserva per rigenerare le sue realtà.

Ogni nostro rifiuto, se ben posato, viene alla fin fine rigenerato, senza alcun intervento umano nè divino, solo per la natura delle cose stesse.

Allora, il pessimismo non ha alcun senso, se partiamo dal basso. Se dall'alto, certo, non godiamo affatto di questa vita, e ci illudiamo spesso e volentieri, tra religioni e sette e briganti di varie genere e nazionalità. Ma se partiamo dall'humus della terra, saremo certi di una rinascita a livello umanissimo, concreto e fattibile, che darà nuova vita proprio là dove si considerava tutto finito.

Fatto e finito, di merda riempito, la tua situazione sarà miracolo di resurrezione.

"E' UNA TRADIZIONE DA MANTENERE..."

 

"E' UNA TRADIZIONE DA MANTENERE..."

Spesso di sente questa espressione riferita a situazioni di ogni genere, dalle iniziative scolastiche a quelle politiche, a quelle religiose o famigliari...

Ma occorre chiedersi: le stiamo mantenendo, queste tradizioni, per la vita o per la morte loro e di noi?

Una tradizione mantenuta tale e quale nel tempo non crescerà mai, e non solo resterà sempre uguale e ripetitiva, ma sarà sempre più pesante e ingombrante di fronte alla prospettiva della crescita del progresso a tutti i livelli.

Tradizione che diventa tradizionalismo e mantiene solo le cose tali e quali, senza mai metterle in dubbio nè per il cambiamento nè per una revisione?

La tradizione sia allora - questo ci auguriamo - mantenuta sì, ma in vita e per la vita che cresca nelle sue evoluzioni e nello spirito di chi la vive. Una tradizione così non tradirà mai l'umanità nè l'identità di se stessa.

Purtroppo oggi la paura e l'abitudine tendono a prevalere e a fare della tradizione una non traduzione in atto nel vivere. Riprendiamoci la tradizione che trasmette, che fa passare in avanti se stessa e ogni realtà che incontra sul suo cammino.

La tradizione, insomma, è mantenuta in vita dandole in cibo la cultura e l'umanità, iniziando a metterla in crisi non per demolirla ma per aprirle nuove possibilità e il rinnovamento.

"CERTO CHE SEI DEI NOSTRI !"

 

"CERTO CHE SEI DEI NOSTRI !"

Nella passeggiata del centro città mi imbatto in un ragazzo che mi esibisce un quotidiano di "Lotta Continua" che esprime al massimo la mentalità comunista. Offrendomi il giornale da acquistare, mi dice, appunto: "CERTO CHE SEI DEI NOSTRI !", vedendomi con gli occhiali scuri, la barba e il copricapo, che mi fanno già apparire - come mi salutò un mio confratello - come un terrorista.

Gli rispondo: io sono già dei vostri, senza acquistare il giornale! E così procedo nella mia passeggiata. Ma intanto ripenso a come le apparenze ci fanno giudicare le persone, e basta poco per essere catalogati tra i ranghi di uno o l'altro settore religioso, politico, sociale, culturale,...

In fin dei conti, essere "dei nostri" da una parte è un giudizio, dall'altro una buona considerazione, visto che essere con gli altri è sempre una occasione non solo di scontro, ma soprattutto di confronto, di scambio, di accettazione della diversità, e quindi di dialogo e comunione.

Ma davvero io sembro un terrorista, un comunista, uno fuori dagli schemi?...

Lascio a voi l'impressione, mettendovi innanzi la foto della mia odierna situazione:


"NON PUOI PIANGERE IN CHIESA !"

 

"NON PUOI PIANGERE IN CHIESA !"

Questa l'espressione di una mamma al piccolo figlio che stava a piangere e gridare lungo la passeggiata del centro. Avvicinandosi a una chiesa, la mamma richiama così il figlio prima di entrare con lui.

Se da una parte l'espressione denota la preoccupazione della mamma di non disturbare il luogo sacro, dall'altra sottintende anche una situazione inconscia: in chiesa non si può piangere, non è il luogo per piangere, non è il posto per esprimere i sentimenti...

In effetti, nel mondo di oggi, dove piangere è quasi atteggiamento sconosciuto, anche nella sfera della fede appare importante la funzionalità, l'esteriorità, la liturgia e il rito, che non contempla l'espressività delle emozioni.

In appendice, diciamo che la chiesa è proprio il luogo dove piangere, in cui esprimere i sentimenti e le emozioni sia di fronte alla divinità come agli altri.

"In chiesa puoi piangere fin che vuoi..."

"MA CHE CAZZO DI ACQUA E' QUESTA?"


Esce dal portone di una casa una donna in bicicletta, che accorgendosi della pioggia, esclama a gran voce: 

"MA CHE CAZZO DI ACQUA E' QUESTA?"

Al momento rimango basito, poi rifletto e mi dico: ma che cazzo di donna è questa?

La pioggia è evento naturale, che non va secondo i tuoi gusti e i cazzi tuoi, mentre tu, femmina, stai usando il mondo a tua immagine e somiglianza, cioè di una che si fa solo i cazzi suoi e non pensa nè agli altri nè al mondo.

La pioggia è anche un beneficio, donna, e non solo un disguido, come tu vorresti istintivamente far intendere col tuo grido; forse a te va bene solo il sole, ma il sole da solo è solo per le persone sole; e per questo, femmina, ti compiango, anzitutto perchè infanghi di ignoranza la tua categoria, e poi perchè alla fin fine con quella sgraziata espressione hai manifestato di essere una persona sola, che soffre della propria solitudine, che non sa accettare la diversità e la ricchezza che la natura e la naturalezza delle realtà ci offre.

Grazie comunque, perchè il confronto con il tuo istinto disumano ha fatto emergere il bisogno di una nuova e rinnovante umanità che parte sempre dall'accogliere e accettare ogni giorno quello che la vita ci dà, iniziando proprio dalla pioggia che la natura, in modo naturale e puro, ci offre in dono.

Ma allora tu, in fin dei conti, che cazzo di donna sei?

LA BELLA EUCARESTIA ADDORMENTATA


Duomo di Bergamo, cappella dell'Eucarestia.

Entro quasi curiosando, quasi come fossi un turista...

Dopo qualche sguardo nel silenzio verso le opere d'arte, scorgo, là in uno dei primi banchi, disteso a dormire, una persona di colore, vestita discretamente, forse non è un senzatetto, ma uno di passaggio. Istintivamente, vorrei svegliarlo o avvertire l'addetto di sacrestia: non è il posto per dormire, questo!

Poi, rifletto e osservo, e mi rivelo come uno a cui dà fastidio un atteggiamento insolito e non corrispondente agli schemi prefissati...quello lì che dorme, di sicuro non disturba il Signore nè altri, e si è sentito a casa, accolto.

Forse quello che sta disturbando sono io, che invece di entrare e pregare sto a guardare quello che - secondo me - non è giusto e deve essere corretto.

Sono il solito premunito e prevenuto, invece di essere sorpreso e attento alla novità, e cogliere quel momento come un segno dello spirito. Ma non del mio spirito borghese e intoccabile, ma di quello che soffia dove vuole, anche sussurrando una specie di ninna nanna a quel lì che dorme beato. 

Uscendo da lì, mi porto dietro uno spunto di disumanità mia, un po' di divinità sempre nascosta e silenziosa, ma anche un segno di fragile umanità illuminata da questa particolare situazione. 

SEPARAZIONE SALUTARE


Ogni persona che incontri quando parla sembra si rivolga a te, ma in fin dei conti ti rendi conto che sta auricolando con altri su cose anche personali, ma che tu, per la sua voce alta e spesso alterata, sei costretto a sentire.

In uno di questi casi, colsi nell'imbattermi in una di questi telefonisti, l'espressione "separazione salutare", come da intendere che il distacco tra i due poteva essere una situazione di maturazione, positiva e arricchente.

La separazione, in effetti, a volte, crea la situazione ideale per ricreare l'unione, proprio come la gestione dei contrasti, che possono diventare la via principale per ricreare l'unione.

Separarsi non è staccarsi, ma fare quello spazio che a volte non riusciamo ad avere in modo naturale per confrontarci e comunicarci.

Per cui, anche se fatto a livello artificiale, il momento della separazione fà da riflessione, da presa di coscienza, da ripresa in modo più valido e vero per la seconda comunione: quella scelta e non più assodata.

Separarsi dalle cose e dalle persone, anche a livello spirituale, è storicamente cosa nota è esercizio morale e umano di grande valore, come pausa di ripensamento e di ripresa del cammino da fare, verificato e riprogrammato in modo più autentico e radicato.

Salutarsi per un momento di separazione diventa una salutare situazione e una rinnovata esperienza di comunione.

"DE CÜI e DE MERDA"


Sia io che il mio amico condividiamo una tentazione: quella di osservare, anche solo per qualche momento, il sedere delle donne, specie di quelle (s)vestite in modo succinto...

Lui mi confidò un giorno che era un impedimento, anche durante la celebrazione della messa, per seguire la preghiera e poter essere anche solo un poco concentrato.

Fu allora che ricordai di quella massima detta dalla mia zia novantenne e che esprimeva lo stile della saggezza in questi atteggiamenti: "A parlar de culi e del merda, l'anima la si conserva".

Così gli dissi, a questo amico: non ti preoccupare della tentazione del sedere delle donne. Quando vedi il loro didietro e cominci a fantasticare, pensa che da lì, proprio da quel sedere, esce quella cosa che tutti ci accomuna e che ci fa scendere dalle nubi della fantasia: la merda !.

Dopo qualche tempo, il mio amico mi disse che quella soluzione/gestione del problema si era affievolito, il quanto il pensare dal sedere alla merda delle donne e sua gli aveva fatto equilibrare la tentazione/distrazione fuori e dentro la chiesa. 

Insomma, se dal sedere arriviamo alla merda, che tutti ci accomuna e ci avvalora, allora anche l'anima non si eleva e non si affonda nelle fantasie e nelle tentazioni che si possono avere...senza questi escrementi, che sono, in fin dei conti, la gestione, se non la soluzione, a tutti questi nostri sessual/moral/spiritual impedimenti.

ANIMAL AMANTE ?


Ogni tanto si sente dire che gli animali amano i loro padroni più che le persone tra loro, che ormai tendono ad amarsi sempre meno. (Per quanto riguarda il sesso più o meno si equivalgono)

Ma gli animali sono capaci, possono, hanno possibilità di amare?

Certo che ci amano. Anche se il rapporto padrone/animale non è un granchè, perchè non mette sullo stesso livello i due.    Più facile dire che l'animale ami chi non è suo padrone, ma chiunque incontra sulla sua strada. E lui, l'animale, diversamente dal suo padrone, non fa alcuna distinzione: ama tutti: buoni e cattivi, belli e brutti, maschi e femmine, bimbi e anziani, preti, suore, frati,...

Ma il tipo di amore è diverso da quello umano. L'animale ama secondo i sensi, non oltre, anche se a volte sembra. Sembra in quanto l'umano si è abbassato ad amare solo seguendo i sensi, proprio come gli animali. E così sente di amare come lui.

Ma l'animale non può amare come l'umano perchè non ha la coscienza. Ha i sensi e li usa appieno per amare. L'umano dovrebbe amare anche seguendo la coscienza, ma spesso non avviene, e si confonde con l'animale, e confonde lo stesso animale. Che se avesse la coscienza, sceglierebbe probabilmente di vivere senza il guinzaglio materiale e morale a cui viene sottomesso solo per il piacere, il potere e la mania di grandezza del padrone.

COSCIENZA E CUORE A POSTO?

 

"Ho agito seguendo il mio cuore !..."

"La mia coscienza è a posto !..."

Due espressioni che sembrano giustificanti il pensiero, l'azione e le parole di chi le condivide...

Ma davvero è così?

Il nostro cuore non è forse intaccato da istinti di fragilità e peccaminosità a tutti i livelli? E la nostra coscienza fine a se stessa, senza alcun riferimento, già così non è chiusa, settaria e diretta solo da un io che segue gusti e scelte diversi e spesso contrastanti?

Non basta agire seguendo cuore e coscienza.

Occorre chiedersi cosa seguono il cuore e la coscienza, a cosa e a chi si riferiscono.

Solo così cuore e coscienza non sono più soggetti alla fragilità e alla limitatezza del singolo, ma diventano oggettivi nel confronto e nella comunione tra simili, pur nel rispetto della diversità.

Altrimenti, per il cuore di ognuno e per la coscienza del singolo, tutto e il contrario di tutto sono giustificabili, avvallabili, avvalorabili sopra tutto e tutti, a scapito di tutti e di ogni situazione della vita.

"DIO (P)ORCO" & "(P)ORCO DIO"


Incrociandomi in passeggio con due persone, ne sento una pronunciare, anzi, proclamare ad alta voce, lungo il discorso tra loro (che non ho colto, in quei pochi secondi dell'incontro):          

 "...ORCO DIO!..."

E mi pare una espressione eccezionale, non solo perchè fa eccezione alla solita espressione con la quale si disprezza la divinità accostandola a un porcello, espressione certo più usata e comune, ma soprattutto eccezionale questa perchè esprime la concezione antica e ancora molto presente nel sottofondo della coscienza popolare anche cristiana, secondo la quale Dio è come un orco: cattivo, forte, violento e pauroso, in alcune situazioni. 

Il suo potere richiamato con l'espressione dell'orco fa svanire la caratteristica primaria e originaria del suo amore e della sua misericordia, facendo fare capolino a un potere di giustizia a immagine di quella umana (e disumana), a uno spregio della situazione umana, e a una base di malizia nel suo pensare, agire, volere e dire. 

Dire e dare dell'orco a Dio non rivela solo ignoranza, ma soprattutto conoscenza errata ormai radicata e giustificata dalla storia del percorso umano. Giustificata a tal punto da essere avvallata nel sentire e nel vivere di tanti, anche credenti, che non possono altro allora che sfogarsi nel loro sentirsi sottoposti a questo ingiusto potere che impedisce la crescita umana e sociale e, prima inconsciamente, e poi apertamente - come nel caso del tizio incontrato - proclamare:

" (P)ORCO DIO! "

"NESSUNO SI SALVA DA SOLO"


Sta di fatto che passeggiando per le mura della città di Bergamo ecco che pur involontariamente mi imbatto in due persone che stanno dialogando, e quando mi si avvicinano sento una che dice all'altra: Nessuno si salva da solo!.

Bella espressione, bello spunto di meditazione, bell'insegnamento, dico io, proseguendo il mio passeggio. Non c'è solo pettegolezzo, non c'è solo dialogo virtuale con il cellulare (tra l'altro "cellulare" è anche strumento di restrizione e di prigionia provvisoria) ma anche incontro umano e arricchente.

Nessuno si salva da solo.

Abbiamo bisogno di salvarci insieme, ma non per andare un giorno in paradiso, ma per essere già qui, sulla terra, in questo nostro mondo, salvi e salvati dall'annegare tra pubblicità, inganni, tradimenti e cloache che si fanno vortici ogni giorno trascinandoci giù, sotto la superficialità e nella disumanità del cuore, dell'animo e della mente. Proprio per questo abbiamo bisogno degli altri, della comunità, della socialità, dell'insieme, della fratellanza universale al di là dei confini religiosi, politici, settoriali di ogni genere e nazionalità, per imparare a goderci la salvezza quotidiana che la vita ci dà ogni giorno, anche solo passeggiando per le mura di questa nostra città, che ci fa capire che le vere mura che chiudono noi stessi non sono quelle sulle quali stiamo passeggiando, ma quello dove lasciamo incoscientemente che passeggino altri e altre cose che niente hanno a che fare con la nostra identità e condannano così la nostra vita al peggio.